S. Bernardo J.

S. BERNARDO JANNI Vescovo
Festa il 20 Ottobre

Verso la seconda metà del sec. VIII e i primi anni del IX visse il concittadino s. Bernardo, appartenente, a quanto vuole la tradizione, alla nobile famiglia Janni di Bagnoregio.

Fu primieramente vescovo di Vulci, famosa città etrusca situata a circa 10 Km. dal mar Tirreno, sulla via Aurelia, alla riva sinistra del fiume Fiora. Le escavazioni praticate nel suolo dove sorgeva e l’esplorazione delle tombe fatta nel 1825 misero alla luce una ricca suppellettile di vasi dipinti, di bronzi ed altri oggetti di squisito lavoro, segni manifesti della sua raffinata civiltà ed opulenza.

Distrutta Vulci dai Romani, Bernardo recando con sé le cose sacre della propria chiesa scampate alla distruzione, coll’assenso della Sede apostolica, si trasferì nella vicina Castro continuando la serie dei vescovi di quella diocesi.

Ciò probabilmente dovette avvenire sulla fine del sec. VIII e i primi anni del secolo seguente, dopo il vescovato di Lanfrido, che reggeva la chiesa di Castro nel 769. L’eccidio di Vulci e il governo di s. Bernardo in Castro è narrato in una cronaca dal titolo: « Chronica antiquae et inclytae civitatis Bulgiae, eiusdem destructionis, cuius sedes episcopalis post excidium a Romanis editum, per B. Bernardum de Balneoregio in ea tunc temporis antistitem, Castrum fuit delata ». Questa cronaca, in pergamena, scritta, a quanto si dice, dalla mano dello stesso Bernardo, è da taluno ritenuta apocrifa; ma stante la sua antichità, ha un notevole valore storico.

Dall’originale di questa cronaca si trasse copia autentica nel 1366, altra copia per mano di notaro fu fatta il 18 giugno 1467, che fu rinvenuta nel gennaio 1610.

Dalla cronaca di cui parliamo si viene a sapere che Bernardo, preso possesso della nuova sede, tenendo anche la giurisdizione civile della città, volse tutta la sua attività a rivendicarne i diritti manomessi da laici, monaci e chierici. Innalzò un tempio a s. Pancrazio, già titolare della chiesa di Vulci, e l’adornò di statue.

Dopo avere edificato il suo gregge coll’esempio delle più belle virtù e coll’ardore del suo zelo, s’addormentò nel Signore.

Il popolo, forse anche per i prodigi che seguirono alla sua morte, lo proclamò santo, gli eresse templi ed altari e lo ascrisse nel numero dei suoi celesti protettori. …

Nel 1350 le sue ossa furono riposte in una urna di pietra coperta da tre lastre di travertino coll’iscrizione: « Hic requiescit corpus beati Bernardi epi.-Mill.° tricentesimo quinquaginta (sic) ». Nel 1466 se ne fece una solenne ricognizione. Nell’anno stesso con bolla del 10 luglio fu confermata la santità di lui, e dei molti miracoli da lui operati, da una commissione di 12 cardinali della Curia Romana, tra i quali v’era il celebre Bessarione, e furono concesse delle indulgenze nel giorno a lui sacro a chi visitasse la chiesa dove celebravasi la sua festa e vi si solennizzava la dedicazione del suo altare.

Coi beni lasciati dal mons. Antonio Passamedi cittadino di Castro e vescovo di Orte con testamento del 29 aprile 1522 fu eretta e dotata nella chiesa cattedrale di Castro una cappella in onore di s. Bernardo dove poi fu trasferito il corpo del santo, e il 21 aprile 1559 se ne fece un’altra ricognizione dal vescovo di Castro mons. Girolamo Maccabei. In appresso per maggiore venerazione fu tolto di là e collocato sotto l’altare maggiore della cattedrale in un’urna di porfido accanto alle reliquie del protettore s. Savino. Ma il culto di s. Bernardo fu sempre in onore non solo nel ducato di Castro ma anche presso i popoli vicini.

A questo punto con un certo stupore notiamo che in Bagnoregio e diocesi non vi sono né, a quanto sappiamo, vi sono stati altari, cappelle o chiese dedicate a s. Bernardo, e che di lui non si trova memoria alcuna nei pubblici e privati archivi ecclesiastici e civili sino a tutto il sec. XV, per diretta conoscenza che ne abbiamo, né in quelli del sec. XVI in gran parte consultati da noi o da altri studiosi. La prima notizia che è caduta sotto i nostri occhi è del 31 gennaio 1610, quando nel consiglio generale della città, tenuto in Civita, si annunziava che in Castro era stato rinvenuto il corpo di s. Bernardo e la Cronaca già da noi indicata nella quale si diceva che quel santo era della nostra città.

Già il fatto stesso di comunicarne con tanta premura questa notizia fa pensare che questa riusciva nuova per la comunità di Castro. Novissima ad ogni modo apparve ai nostri come si dimostra dalla meraviglia e da un certo sussulto di gioia manifestata nel riferirla. « Dai Signori Priori di Castro, così dice l’atto della tornata, n’è stato avisato con lettera del 19 presente che s’è trovato sotto l’altare di s. Savino loro Chiesa Catedrale il corpo di s. Bernardo vesco di detta città quale in un transunto di carta pergamena di anni trecento scritto da esso Monsignor Bernardo si dice essere di questa nostra città e però sarebbe bene per gloria comune mandare homo a posta a pigliar copia di d° transunto per venire in qualche cognizione di detto santo Vesco nostro Concive… ». Nolfo Belluomini propone: « poiché si vede la molta amorevolezza usata dalla comunità di Castro verso questa nostra… intorno all’accennato transunto del beatissimo Bernardo homo di qui e loro Vesco, sarìa di parere… si mandasse qualche uno di qualche… autorità con havergli, e a bocca e con lettere responsive di questa nostra Comunità, a ringraziare di tanta diligenza… loro per havere principalmente per quanto sarìa possibile a intendere qua, se vi fusse cronica o memoria alcuna in detta conformità di s. Bernardo cusì detto nostro Concive e Vesco e doppo ottenere… copia autentica di detto e riportarne scriptura da tenere in questo nostro archivio e cancelleria dove stanno l’altre scritture pubbliche».

Il Romani che scrisse la Pentatitologia verso il 1622 attinge la notizia su s. Bernardo dal libro del dott. Mariano Ghezzi, sulla salubrità dell’aria di Castro, pubblicato nel 1610, e non accenna alla tradizione che dice il santo discendere dalla nobile famiglia Janni, e della sua casa diruta esistita in Civita. Di tale tradizione si parla invece asseveratamente nell’istrumento dell’8 dicembre 1724 stipulato quando la nostra Comunità donò alla chiesa di s. Donato in Civita le reliquie del santo avute da mons. Recchi vescovo di Acquapendente, dove era stato trasferito il corpo di s. Bernardo dopo la distruzione di Castro.

In Castro prima, poi in Bagnoregio e quindi in Acquapendente si celebrava la festa del santo senza messa ed ufficio. La celebrazione de Communi si ottenne dal clero d’Acquapendente nel 1816, da quello di Bagnoregio nel 1828.

Ma l’impulso più efficace alla devozione verso s. Bernardo fin dal secolo scorso venne dal Can. Teol. della nostra cattedrale, poi vescovo di Rieti, mons. Bonaventura Quintarelli uomo d’infatigabile zelo apostolico, amante appassionato delle glorie patrie, d’animo generoso e aperto alle attrattive e agli splendori dell’arte. Stese l’ufficio proprio di s. Bernardo per le Chiese di Bagnoregio e Acquapendente, approvato insieme alla messa dalla Congr. dei Riti il 16 marzo 1879. Ottenne per Bagnoregio da mons. Focaccetti vescovo di Acquapendente il Braccio sinistro del santo e si recò a prenderlo insieme a mons. vescovo Corradi e all’arcidiacono Colesanti.

Né qui s’arrestarono le benemerenze del generoso ed illustre concittadino. A custodire l’insigne reliquia fece eseguire dalla rinomata scuola del Brugo, conforme al disegno del valente pittore fra Silvestro dei Carmelitani Scalzi, un magnifico tabernacolo di gran valore per, le gemme e i metalli preziosi adoperati, e di squisita ed artistica fattura, destinandolo alla cattedrale di Bagnoregio.

Da Francesco Macchioni, “Storia di Bagnoregio dai tempi antichi al 1503”, Agnesotti Viterbo

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